Tango e angoscia: la tragedia dei desaparecidos
rivive al 43° Festival Macerata Teatro


La protagonista Paola Negrin

MACERATA. La Compagnia Linea di Confine di Roma torna a calcare le tavole del teatro L. Rossi con «Tango», un lavoro altamente drammatico scritto da Francesca Zanni. Il tango in sé c’entra poco o nulla con la vicenda narrata. Serve soltanto ad evocare, con il ritmo coinvolgente e l’andamento sensuale, la lontana Argentina che nel marzo del 1976 fece da sfondo ad una delle più sanguinose tragedie di fine secolo. In quell’anno un gruppo di colonnelli mise in atto un «golpe» dal quale nacque una feroce dittatura, esauritasi nel 1983 con il conseguimento dell’obiettivo prefissato: la distruzione di un’intera generazione che voleva modificare le strutture politiche del paese. Ben 30.000 giovani, rastrellati nelle loro case in piena notte dalle forze di polizia, scomparvero senza lasciare traccia di sé e non fecero più ritorno in famiglia. «Tango» non è uno spettacolo in senso tradizionale. La storia ha più un andamento cinematografico che teatrale. La protagonista (Paola Negrin) racconta la terribile esperienza della prigionia e delle torture subite, per sopportare le quali inventa un gioco basato sulle parole. Un piccolo trucco per non sentire il dolore fisico. È un racconto ormai distaccato il suo, quasi onirico, senza più lacrime, e che di tanto in tanto assume toni altamente drammatici.

Lo stesso fa il giovane (Giuseppe Russo), mentre attinge i suoi ricordi da uno scatolone. Sulla scena, essenziale ma capace di commuovere e coinvolgere il pubblico, i due protagonisti vivono vite parallele collocate su piani temporali diversi. Ognuno racconta la sua storia in forma di monologo.
Lo spettacolo nasce dalla volontà e dall’esigenza di raccontare, attraverso il teatro, una storia che potrebbe appartenere a chiunque. La sconvolgente verità della vicenda e la atrocità dei particolari evocati generano nello spettatore una sorta di angoscia che si dissolve solo dopo il termine dello spettacolo e lo spontaneo applauso liberatorio. I due protagonisti sono stati bravissimi nell’interpretare con grande intensità e spiccata personalità i difficili ruoli. In particolare, la Negrin mette in evidenza una notevole capacità espressiva ed una assoluta padronanza del corpo. Felice l’idea di inserire nello spettacolo un’affiatata coppia di tangueros, composta da Valeria Corazza e Wainer Avagliano. Un particolare apprezzamento merita il regista Roberto Belli per aver saputo mettere in scena con maestria un testo davvero impegnativo.


La coppia di tangueros
Valeria Corazza e Wainer Avagliano

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Walter Cortella