Con questo spettacolo festeggio i miei (primi) 30 anni di attività teatrale ed i 16 da regista.
E mai prima d'ora avevo percepito così evidente il fenomeno, sempre presente in teatro, della “catarsi”, sia in senso aristotelico, ovvero la sublimazione da parte dello spettatore di un evento drammatico in un sentimento di pietà e di terrore insieme, sia in senso psicanalitico, laddove il riaffiorare nella mente del trauma o del conflitto permette al paziente di liberarsene.
“Le regole del gioco” è uno specchio in cui riflettiamo i nostri incubi, la parte peggiore di noi, per uscirne alla fine in qualche modo purificati.
Per arrivare a questo risultato è stato necessario un lavoro davvero lungo e faticoso, che ci ha obbligati a fare i conti con i nostri conflitti interiori e con le nostre sovrastrutture che istintivamente ci rifiutavamo di affrontare e demolire.
Il risultato è uno spettacolo senza compiacimenti, politicamente scorretto come sempre deve essere il Teatro quando racconta le virtù e le miserie del genere umano.
Per questo voglio ringraziare con tutta la forza di cui sono capace i due attori che si sono prestati a mettere a nudo la loro anima senza artifizi né maschere e, assieme a me, hanno costruito questo meraviglioso affresco di ordinaria follia.

Roberto Belli